LA GIORNATA DELLA TERRA

Il 22 aprile 2023 la nostra classe ha tenuto una conferenza sulla giornata del pianeta Terra. La conferenza riguardava la sensibilizzazione a non inquinare e ci sono state alcune personalità importanti, come il direttore dell’osservatorio vesuviano Mauro Antonio Di Vito, che ci hanno illustrato le conseguenze dell’inquinamento terrestre.

COS’E’ LA GIORNATA DELLA TERRA?

La Giornata della Terra, è una celebrazione annuale che si tiene il 22 aprile per sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo alle problematiche ambientali che il nostro pianeta affronta. È una giornata dedicata a promuovere azioni per la protezione dell’ambiente e per incoraggiare uno sviluppo sostenibile.

La prima Giornata della Terra è stata celebrata il 22 aprile 1970 ed è considerata una delle prime manifestazioni del movimento ambientalista moderno. Fu ideata negli Stati Uniti dall’allora senatore Gaylord Nelson, che volle creare un evento che coinvolgesse cittadini, politici e istituzioni per sensibilizzare sull’inquinamento, la conservazione della natura e altre problematiche ambientali.

Oggi, la Giornata della Terra è celebrata in tutto il mondo, coinvolgendo milioni di persone che partecipano a eventi, manifestazioni, pulizie di parchi e spiagge, seminari e altre attività. L’obiettivo principale è aumentare la consapevolezza sull’importanza di prendersi cura del nostro pianeta e incoraggiare azioni concrete per ridurre l’inquinamento, preservare la biodiversità, promuovere l’energia rinnovabile e adottare uno stile di vita più sostenibile.

COSA ABBIAMO REALIZZATO?

Per questa occasione la nostra classe ha realizzato un power point e un filmato riguardanti la sensibilizzazione e le conseguenze dell’inquinamento.

https://drive.google.com/file/d/1c1MFg6xkBMPVsbIX_LKaPB7ng_luZKlM/view?usp=drivesdk

LA GUERRA BOSNIACA

Il 26 gennaio abbiamo tenuto una conferenza, con lo scrittore bosniaco Rezak Hukanovic, riguardante l’assedio di Sarajevo avvenuto tra il 1992 e 1995. Abbiamo discusso proprio di un suo libro riguardante questo avvenimento, “Il decimo girone dell’inferno”.

L’assedio di Sarajevo è stato uno dei più lunghi e cruenti assedi nella storia moderna, avvenuto durante la guerra in Bosnia ed Erzegovina tra il 1992 e il 1995. Ha avuto inizio il 5 aprile 1992, pochi giorni dopo che la Bosnia ed Erzegovina aveva dichiarato la propria indipendenza dalla Jugoslavia.

L’assedio di Sarajevo è stato portato avanti dalle forze paramilitari serbe, che cercavano di annettere la città alla Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina, una delle entità costituenti del paese. Durante i quasi quattro anni di assedio, la città di Sarajevo è stata circondata e bombardata costantemente, provocando la morte di oltre 10.000 persone, di cui circa 1.500 erano bambini. Inoltre, migliaia di persone sono rimaste ferite e molte hanno sofferto fame, sete e privazioni estreme.

Le forze di assedio utilizzavano artiglieria pesante, mortai e cecchini per colpire indiscriminatamente obiettivi civili, tra cui ospedali, scuole, mercati e trasporti pubblici. I cecchini sparavano contro i civili per strada, rendendo pericoloso anche il semplice tentativo di procurarsi acqua o cibo. L’accesso a elettricità, gas e acqua potabile era limitato o inesistente, e la popolazione di Sarajevo era costretta a sopravvivere con risorse scarse.

Nonostante le terribili condizioni, la popolazione di Sarajevo ha cercato di resistere all’assedio. Sono stati organizzati tunnel sotterranei per trasportare cibo, acqua e forniture mediche nella città. Gli abitanti si sono organizzati in comunità di aiuto reciproco e hanno cercato di mantenere una qualche forma di vita normale nonostante le circostanze avverse.

L’assedio di Sarajevo ha attirato l’attenzione della comunità internazionale, ma la risposta iniziale è stata lenta e inefficiente. Solo dopo diversi anni di combattimenti e atrocità è stata istituita una forza di peacekeeping delle Nazioni Unite, nota come Forza di Protezione delle Nazioni Unite (UNPROFOR), che ha cercato di mantenere una presenza nella città. Tuttavia, l’UNPROFOR ha spesso fallito nel proteggere efficacemente la popolazione civile.

L’assedio di Sarajevo si è concluso ufficialmente il 29 febbraio 1996, dopo quasi quattro anni di sofferenza. L’evento ha lasciato un’impronta indelebile nella memoria collettiva della Bosnia ed Erzegovina e del mondo intero, rappresentando un tragico simbolo delle atrocità della guerra e dell’incapacità della comunità internazionale di fermare il massacro di civili.

Durante la conferenza, Rezak ci ha raccontato le sue condizioni precarie di sua moglie e suoi figli e di come sia stato difficile ripartire dopo un’esperienza del genere.

LE MICROPLASTICHE

Le hanno trovate sull’Everest, ai Poli e negli abissi della Fossa delle Marianne. Sono nei terreni, nelle falde acquifere e nell’aria. E con le missioni Apollo sono giunte persino sulla
Luna. Male plastiche sono arrivate anche in un luogo molto più vicino, che forse dovrebbe preoccuparci di più: il nostro corpo.
Vari studi, infatti, hanno mostrato la presenza di plastiche nel sangue, nelle urine, nelle feci.
quando sono esposte al
calore, alla luce, all’acqua, all’attrito dell’aria e di altri oggetti, le particelle di plastica si sminuzzano fino a raggiungere dimensioni inferiori ai 5 mm (le microplastiche) o a 0,1 micron
(millesimo di mm: le nanoplastiche).
A queste dimensioni, le plastiche non creano problemi di soffocamento o di ostruzione gastrointestinale agli organismi marini. Che però in questo modo le assorbono, ed entrano nella nostra catena alimentare quando mangiamo un piatto di cozze o gli spaghetti allo scoglio.

«Le plastiche che arrivano nei terreni e nelle falde acquifere vengono assorbite
dai vegetali: sono state trovate non solo nell’acqua minerale, ma anche nella polpa di frutta e verdura»
Con quali effetti? Lo studio sull’impatto delle micro e nanoplastiche sul nostro organismo è complicato.
Non solo perché «mancano dati globali sulla concentrazione di queste sostanze nei diversi ambienti naturali», sottolinea il report Sapea. Ma anche perché le plastiche sono una famiglia di sostanze molto diverse fra loro: ne esistono più di 90 tipi, e ciascuno può avere migliaia di varianti a seconda degli additivi con cui sono prodotte. Alla plastica, infatti, sono aggiunte sostanze vetrificanti, coloranti, ignifughe, indurenti. «E spesso non si sa quali siano questi additivi, che in
molti casi sono un segreto industriale gelosamente custodito»,
«Molti di questi additivi, comunque, sono già noti per essere tossici, cancerogeni o interferenti endocrini: possono, cioè, influire sugli ormoni che regolano lo sviluppo, il comportamento, la fertilità.

IL SURRISCALDAMENTO GLOBALE

Da molti anni a questa parte, l’uomo sta distruggendo il pianeta. In questo ultimo anno scolastico abbiamo trattato il problema delle eccessive emissioni dei gas serra, che provocano il surriscaldamento globale, e in particolare abbiamo discusso sulle tecniche per ridurre le emissioni. Ad oggi consumiamo un fabbisogno energetico maggiore di quello a disposizione, in particolare negli ultimi anni abbiamo causato un aumento della temperatura globale di 1,5°C.

L’allarme è scattato il 9 maggio 2013 , quando in seguito a un’emissione da parte del vulcano hawaiiano Mauna Loa , gli scienziati hanno osservato che c’erano 400 parti per milione nell’atmosfera del nostro pianeta, oggi siamo a 410. Tutto ciò fece preoccupare gli scienziati, dato che negli ultimi 800.000 anni non si erano mai superate le 300 ppm.

E’ stata stabilita una data dai ricercatori tedeschi dell’Mcc: 28 ottobre 2046. Entro quella data l’obbiettivo è quello di limitare le emissioni di Co2 e e contenere il riscaldamento globale entro i 2°C , altrimenti vivremo in un mondo in cui le catastrofi naturali saranno all’ordine del giorno

COME RISOLVERE TUTTO QUESTO?

Ci sono molti metodi per limitare le emissioni di CO2. Tutto è iniziato grazie a una tassa nel 1996, istituita per la prima volta in Norvegia: la carbon tax. Un’imposta di 42 dollari per ogni tonnellata di CO2 emessa dalle imprese, e anche se può sembrare una cifra irrisoria, in realtà ad Equinor (la più grande società petrolifera del Paese) è costata 120.000 dollari al giorno. Per cui decisero di applicare un vecchio metodo per limitarne le emissioni: questo metodo consiste nell’iniettare CO2 nei pozzi in crisi per ricavare più “oro nero”. Questa tassa è stata poi estesa a molti più paesi, di cui 14 di questi sono Europei. Abbiamo studiato alcuni metodi per rimuovere CO2:

  • Bioenergia con cattura: Alcune piante, a fine vita vengono bruciate o fermentano producendo biocombustibile. La CO2 viene rimossa e stoccata sotto terra. Il metodo prevede bassi costi, ma occorrono elevate quantità di biomasse per rendere incisivo il processo.
  • Biochar:Piante , letame e rifiuti organici sono riscaldati senza ossigeno (pirolisi): da questo processo si ottengono biocarburanti e biochar , una polvere ricca di carbonio che si sparge sui terreni e si lega alla CO2 già presente in esso. Anche questo metodo comporta dei costi bassi, ma la pirolisi comporta un elevato utilizzo di energia e in più nessuno ha mai provato in larga scala
  • Fertilizzazione degli oceani: Spargendo in mare limatura di ferro o altri nutrienti, si riesce a stimolare la crescita di alghe e plancton in grado di acquisire CO2. Anche i qui i costi sono bassi, ma sarebbe difficile stabilire quanto tempo gli stoccaggi di CO2 possano rimanere continati sui fondali . Il processo potrebbe favorire anche la crescita di alghe tossiche.

Questi erano pochi dei tanti metodi per rimuovere CO2, ma purtroppo nessuno di questi è perfetto.

UNA CITTA’ TUTTA NOSTRA

La nostra città è una città di mare, qualcuno potrebbe dire: “Come tante”,
ma per noi che ci siamo nati e che ci viviamo è la nostra città, come non altre!
Si affaccia sul mar Tirreno, nella baia di Napoli, ai piedi del Monte Faito ed accoglie tesori
preziosi del tempo antico, di quando gli antichi Greci e Romani trovarono qui il modo di
rigenerarsi dalle fatiche del foro.
E’ chiamata “La Città delle acque” per la presenza copiosa nel sottosuolo di 28 sorgenti di
acque minerali, dalle proprietà curative esaltate dal medico greco Galeno nel 1° sec. d.C.,
dallo scrittore latino Vitruvio, dallo stesso Plinio il Vecchio, che ne decantò le proprietà
curative.
La città ha perso da tempo l’antica gloria, malgrado il territorio offra ancora scorci
paesaggistici ed affacci sul mare dalla bellezza mozzafiato. Le sue acque marine rappresentano in piccolo le condizioni in cui versano le acque del Mar
Mediterraneo, cui appartengono. Proviamo a individuarne i mali che l’affliggono e che affliggono anche le nostre acque marine.
Il Mediterraneo è il più malato dei mari del nostro pianeta. Dati del progetto decennale
Census of Marine Life hanno fatto aggiudicare al Mare Nostrum la “maglia nera” per
l’impatto delle attività umane sull’equilibrio dei suoi ecosistemi, peggio del Golfo del Messico e dei mari della Cina, tristemente celebri per la loro pessima
salute. Perché tutto ciò? Il Mediterraneo è un enorme lago salato con una profondità di 1450 m sui
3750 m degli oceani, impiega 80 anni per rinnovare le sue acque con quelle che attraversano lo stretto di Gibilterra. Questi fattori lo rendono particolarmente vulnerabile all’impatto delle attività umane. La pesca eccessiva è uno di questi! Il nostro mare ha sempre ospitato le specie più richieste dal mercato ittico , sogliole, rombi, merluzzi, naselli, triglie,pescati con le reti a strascico, per non parlare del tonno e del pesce spada pescati in mare aperto. L’uso di tecniche di pesca industriali ha decimato le popolazioni di pesci .

Oggi la pesca è in declino perché il 7% delle specie marine è estinto e l’abbondanza di pesce è calata vertiginosamente, e la situazione peggiorerà, se le emissioni di gas serra continueranno a crescere al ritmo attuale. Secondo uno studio, pubblicato su “Science” da un team di ricercatori statunitensi, con il riscaldamento degli oceani avvenuto nell’ultimo secolo, la pesca sostenibile è significativamente diminuita, compromettendo la crescita e la
riproduzione delle specie marine. Inoltre, le acque calde, contenendo meno ossigeno, sono un ulteriore fattore di stress. 
Vogliamo parlare di un male tutto nostro? La pesca illegale dei datteri di mare!
Il dattero di mare   è una specie protetta da diverse convenzioni
internazionali e direttive comunitarie. In Italia ne è vietato il prelievo, la detenzione e
commercializzazione. Per un piatto di spaghetti ai datteri viene distrutto un metro quadrato
di fondale. Con la roccia distrutta scompaiono anche tutta una miriade di organismi che nel
corso di secoli hanno colonizzato il substrato roccioso. Le conseguenze negative riguardano anche gli stessi pesci, che non trovando nutrimento, sono costretti a migrare in altri luoghi, contribuendo a creare un danno non solo ai pescatori, ma soprattutto agli ecosistemi marini. Il fenomeno rimane però diffuso e radicato per il guadagno che se ne ricava.

E infine il male maggiore: L’inquinamento!

Il 12% della popolazione italiana non è collegata a impianti di depurazione, tanto che l’Europa ha aperto procedure di infrazione con multe molto salate. Paradosso vuole che noi siamo dotati di impianti di depurazione delle acque, ma numerose aziende territoriali piuttosto che smaltire gli scarichi correttamente preferiscono liberarsene illegalmente, sversando i reflui nel fiume Sarno, che sfocia nella nostra baia ed è classificato come il più inquinato d’Europa. Nei comuni limitrofi al Sarno la situazione è diventata allarmante con un’aspettativa di vita abbassata di cinque anni rispetto alla media campana per l’alto tasso di tumori . Di conseguenza le acque della nostra città, che potrebbero avere un grande potenziale turistico, sono in parte non balneabili e riversano su un vasto arenile quanto irresponsabilmente l’uomo abbandona in mare.